lunedì 6 giugno 2016

INTERVISTA A LEO FREYRIE PER IL GIORNALE DELLA NEVE (Quarta Parte)

I Mirage Italia Coppa del Mondo rinforzati prima i Kevlar poi in carbonio che ci forniva la Bompiani avevano un rapporto torsionale ottimo e furono apprezzatissimi anche per l’estetica che richiamava la Coppa del Mondo ed il Pool che avevamo fondato. In quegli anni non convinto della nostra estetica andai da Bertone a Torino per farmi studiare un look più accattivate. Mi face uno sci con fori in depressione che sembrava un volante alleggerito e fu scartato. Chi non e’ del settore non può capire quello che il mercato in quel momento richiede. L’estetica l’ho sempre studiata e realizzata personalmente.

Stefano Anzi che ha dato un contributo importantissimo per lo sviluppo dello sci Mirage Coppa del Mondo anche come collaudatore abilissimo ad individuare i lati negativi e discesista eccezionale ha riportato parecchie vittorie nella libera come: Un primo nella Coppa del Mondo un secondo ed un terzo posto e nei campionati italiani assoluti. Primo nel 69 primo nel 70 e bronzo nel 75.
Anche Roland Thoni era nella nostra scuderia e vinse l’oro nella libera dei campionati italiani del 73 due argenti nel 73 e 75 nello speciale ed un bronzo nel 75 .

Seguirono i Mirage a soletta calda. Ne abbiamo provate di tutti i colori per vincere. Uno speciale accorgimento sui Coppa del Mondo rendeva la soletta dello sci meno fredda sulla neve e con questo accorgimento Carl Trojer sali’ sul podio nella Coppa del Mondo a Crans Montana in speciale e vinse gli italiani nel 69 e 70 e bronzo nel 75.
Il successo si determina sempre con le stesse regole e cioe’ : Con grafica ad alto livello. Con materiali strategici. Con Massima espressione tecnica del prodotto. Con le vittorie del prodotto. Con il lancio sul mercato ed ultimo un po’ di fortuna!

Io detengo nella mia collezione denominata Museo dello Sci Leonardo Freyrie circa 450 paia di sci i piu’ rappresentativi di un’epoca gloriosa per lo sci italiano . I miei sci sono stati selezionati all’Expo di Shanghai in Cina come maggiore espressione del design italiano e sono molto orgoglioso di ciò.

Dagli sci pieghevoli di strada ne e’ passata.
Guardi la Nato ci ordino’ negli anni ottanta alcune migliaia di paia di sci pieghevoli evoluti nelle solette tutti bianchi con punta verde per gli alpini. Forse papa’ aveva ragione.
Caro Brusadelli mi scuso se non ricordo bene tutto e se le date che ricordo sono confuse ma più o meno ci siamo.
Gli ultimi Freyrie ricalcano le vecchie glorie e hanno la livrea tricolore. Gli ho usati l’anno scorso in occasione del campionato degli sciatori amatori di sci d’epoca, dove ero ospite d’onore, dopo una discesa rocambolesca con i pieghevoli del 27.
Girano meglio ma sono meno stabili. Ma ora hanno inventato l’air bag!

domenica 5 giugno 2016

INTERVISTA A LEO FREYRIE PER IL GIORNALE DELLA NEVE (Terza Parte)

In quel periodo lanciai i mini sci anticipando la moda degli sci corti che pero’ non ebbero molto successo. Solo nel 74 il nostro importatore americano ci richiese gli sci corti con punta arrotondata. Gli costruii metallici chiamandoli Hop Hop. Corti ma non erano sciancrati come quelli che si usano ora. Questi sci favorivano il sorpasso della cunetta. In America ad Aspen come per esempio a Sant Moritz sulla Galb non passavano i gatti delle nevi e gli sci corti con lo slancio del corpo arrotondavano le cunette. Hop Hop!

I Mirage Coppa del Mondo furono portati alla vittoria anche da Renzo Zandegiacomo poi passato professionista nel circuito americano da Helmut Smaltz da Bruno Piazzalunga da Alberto Casse da Luigi De Zordo che vinse il KL di Cervinia da Bruno Valentini che vinse il Campionato italiano e da Luciano Coppi poi presidente della Fisi, da Pia Riva campionessa d’italia da Patrizia Medail da Lidia Barbieri e Vera Schenone da Alberto Casse e da Stefano Anzi Campione d’Italia in discesa libera
Mentre il mio cugino Emilio amministrava benissimo l’azienda, mio fratello Enrico coadiuvato dall’ing. Battiston capo della aereodinamica della Alfa Romeo F1 e con l’apporto del Centro studi e ricerche della Fiat di Torino studio’ la penetrazione dello sciatore nell’aria.

Cosi inventammo i bastoncini a tulipano le punte degli sci prima bucate e poi ribassate i caschi carenati ed i tessuti delle tuta dove non passava l’aria. Ricordo di essere andato personalmente alla Ticosa di Como a comperare del tessuto spalmato ed elasticizzato che poi portai alla signora Vicini che con le misure di Stefano Anzi e di Pierino Gross fece le prime rudimentali tute da libera che furono collaudate al Portillo durante l’estate.

Molte squadre usarono i Mirage KL e fu cosi’ che vincemmo il campionato svedese ed il campionato iugoslavo. In Spagna Francisco Fernandez Ochoa grandissimo slalomista uso’ i nostri sci.
Con queste novita’ assolute vincemmo il KL di Sestriere di Cervinia e il Kl di La Plagne in Francia (16c) e al Portillo e soprattutto il Kl per sci di serie da libera 222 a Cervinia con Pietro Albertelli a 190 kilometri all’ora record ancora imbattuto!
Gli Sci Freyrie vincono al KL di Cervinia.

I miei sci furono usati anche per le spedizioni alpine di rilievo mondiale. Achille Compagnoni e Lacedelli li usarono sul K2 Cesare Maestri sul Cerro Torre Jak Canali alla conquista del monte Api Gigi Panei eWalter Bonatti sul Bianco, Pirovano quando ando’ e ritorno’ dal polo nord col primo gatto delle nevi e furono sempre usati da Riccardo Cassin riconosciuto come il piu’ grande scalatore italiano.

Quando la Malboro sbarco’ nella formula uno De Adamich mi fece fare gli sci Malboro per Merzario allora campione del mondo con l’Alfa Romeo . Erano rinforzati in carbonio e molto apprezzati per la tenuta sul ghiaccio. Io fui il primo in Italia ancor prima della Ferrari ad usare i materiali compositi che ci forniva la Ciba di derivazione spaziale.

Anche James Hunt campione del mondo di formula uno usava i miei sci che gli curavo personalmente perche li voleva particolarmente elastici e di altezza 204.

Molti giovani atleti non professionisti poi diventati noti nel mondo dell’industria hanno usato gli sci Freyrie. Luciano Benetton Pietro Marzotto Zeno Soave che con me ebbe una brutta avventura sul Bianco, Luigino Dona’ delle Rose che fondo’ Porto Rotondo , Shenone , Marcello de Stermic, Gianni Agnelli “l’avvocato” che era sempre accompagnato dal maestro Marcello Paltrinieri con la sua Dino Fiat spider nera, Bruno Mentasti, Franco Carraro e Alberto Pederzani Francesco Segafredo e tutti i componenti dello sci club Bologna Freyrie dello sci club 18 di Cortina e dello sci club Genova Freyrie e molti altri che non ricordo sparsi un po’dovunque.

sabato 4 giugno 2016

INTERVISTA A LEO FREYRIE PER IL GIORNALE DELLA NEVE (Seconda Parte)

Si ricorda che un altro nostro atleta di nome Venzi per dimostrare la sua padronanza nel salto si pettinasse in aria prima di toccare il suolo! Seguirono poi le laminature in acciaio avvitate. Con questi sci Balestra e Balestrina collaudati da Leo Gasperl da Lacedelli e da Gino Seghi,  Celina Seghi vinse il K d’Oro che era la odierna Coppa del Mondo nel 48 nel 49 molte furono le vittorie di Ottavio e Severino Compagnoni cugini di Achille che conquisto’ il K2 usando gli sci Freyrie.

Innovazione nei materiali e nel disegn, all'avanguardia dei tempi.
Nel 49 la Freyrie fu la prima casa ad applicare il parapunta e paracoda e pedane colorate in Cello, successivamente sul modello Condor esposto alla triennale nel padiglione del design applicato allo sport di quegli anni , lo sci era interamente rivestito in celluloide rossa con fregio nero centrale. La Freyrie fu la prima ad applicare la Glazite vernice poliestere abbastanza elastica e molto scorrevole di provenienza americana. Gli sci Freyrie erano sempre nelle piu’ belle vetrine d’Italia come in quelle di Brigatti a Milano Banchetti a Roma Schenone a Torino Valle di Padova la Rinascente e molte altre.
Alle olimpiadi di Cortina Dino Pompanin e Gino Burrini usarono per la prima volta al mondo, allora gli sci erano di color legno , sci colorati di giallo. I Druscié.

Il Druscié con la soletta in Celloflex vinse con Davide David il campionato Italiano di discesa e medaglia di bronzo in gigante. Cesco Deflorian che usava i Druscie’ vinse il titolo italiano nel 60 nella libera e nel gigante. Successivamente Carlo Senoner vince il campionato italiano di gigante davanti a Bruno Alberti con i Druscie Gialli. Poi Senoner vinse al Portillo il 14 agosto del 66 la medaglia d’oro in slalom ai mondiali. Nel 57 papa’ fece gli sci metallici rifiutando il brevetto della Head americana .Avevano un’anima di legno i fianchi in plastica soletta Cello –Freyrie e lamine tedesche SWB Rado.

Che sviluppo ebbero gli sci di metallo?
Io nel frattempo fui inserto nella azienda a seguire la produzione coadiuvato da mio cugino Emilio che seguiva l’amministrazione e per la parte tecnica da mio fratello Enrico che da architetto ci faceva una consulenza. L’inserimento fu positivo perché papa’ mancò e tutto il peso della ditta andò sulle mie spalle. Avevo 25 anni.

Seguirono i Trimetal rossi con l’anti vibrante in punta una rivoluzione tecnica importante. Le lamine erano carre’ cachet nascoste nella soletta in Kofix e tra i due strati di metallo la gomma vulcanizzata faceva da collante e smorzava le vibrazioni.
Freyrie Trimetal. Pubblicità d'epoca


Teresio Vachet vinse il KL di Cervinia nel 67. Felice De Nicolo’ fu campione d’Italia nel 67 e Claudio De Tassis miglior atleta azzurro del 68 poi seguirono le vittorie di Giustina Demez campionessa d’italia del 69 e quella di Gildo Siorpaes campione d’Italia in discesa del 70 e vincitore di tre medaglie d’oro agli italiani. (foto azzurre)

Seguirono i Mirage in fibra di vetro scatolati che vuol dire che la fibra di vetro avvolgeva come fosse un tubo tutto lo sci. La torsione era modestissima e sul ghiaccio non avevano rivali. Vinsero i campionati italiani di slalom gigante del 67 lo speciale sempre nel 67e nel 68 medaglia d’argento e di bronzo nello speciale. Nel gigante medaglia d’argento nel 68 e medaglia d’argento e di bronzo in discesa libera nel 69 poi nel 70 campione italiano assoluto in discesa.

Come erano fatti i fiberglass Mirage che anche io ho avuto apprezzandoli moltissimo?
Il Mirage scatolato fu copiato subito dalla francese Dynamic di messieur Micial concorrente amico che lo fece usare da Killy vincitore delle olimpiadi di Grenoble. Aveva un’anima di Vetrocore ( polvere di vetro fusa in poliuretano due strati di fibra passanti sui fianchi e un rinforzo nel centro in legno per le viti degli attacchi. La soletta era di polietilene porosa per assorbire meglio la sciolina. Herbert Plank vinse con questi sci che furono ai piedi anche di Pierino Gross.

venerdì 3 giugno 2016

INTERVISTA A LEO FREYRIE PER IL GIORNALE DELLA NEVE (Prima Parte)

Pubblichiamo una interessante intervista, che riepieloga la storia degli sci Freyrie, e della loro costante ricerca dell'innovazione.

INTERVISTA A LEO FREYRIE PER IL GIORNALE DELLA NEVE
di Enrico Brusadelli

Ho davanti Leo Freyrie e mi accingo a fargli domande sulla nascita vita e futuro della Ski Freyrie.
Quando nasce la Freyrie.
La ditta Freyrie nasce nel 1922 costruendo articoli da seme bachi a Eupilio in provincia di
Como.
Emilio Freyrie, nel 1919

Il nonno Vittorio Emanuele regalo’ questa ditta a papa’ Emilio al ritorno dalla guerra 15/18
per dargli una posizione. Dopo una potente crisi della seta papa’ Emilio grande sportivo e amico
intimo di Vitale Bramani suo consumatore di sci nel negozio di Milano in via Spiga e con
il quale amava andar per montagne (papa’ con Vitale inventarono la suoletta Vibram dopo
che un loro caro amico si ammazzo scivolando con gli scarponi chiodati che servivano per la
roccia) da buon imprenditore, e con la vista lunga prima costrui gli sci normali e contemporaneamente, invento’ gli sci pieghevoli.
Lo storico Sci Pieghevole Freyrie

Era il 1927. Lo sci pieghevole facilitava la risalita a piedi non essendoci ancora gli impianti di risalita e una sola discesa coronava lo sforzo della risalita . Si potevano legare sullo zaino
comodamente. Lo sport dello sci prese piede soprattutto in centro Italia e successivamente
sulle Alpi. Le prime gare con gli sci Freyrie furono vinte nel 1929 all’Abetone a Tagliacozzo a
Vallombrosa e al campionato Marchigiano di Bolognola .
Il primo logo della Sci Freyrie

Il primo logo della azienda e’ del 27. Mio fratello Enrico  si ricorda che papa’ gli fece
espressamente per lui degli sci quando lui aveva otto anni e gli scarponi non chiodati furono
ordinati ad un calzolaio di Como fatti apposta per essere contenuti nella ganascia dell’attacco.
Un nostro amico ha ritrovato un libretto fatto da mio papa’ nel 29 con la spiegazione e le caratteristiche tecniche degli sci pieghevoli e le vittorie al Portobello Market di Londra !

Le gare consistevano generalmente in percorsi in quota e percorsi di fondo. Gli sci ebbero
subito successo e furono adottati dal nostro esercito anche perche’ potevano essere paracadutati
per gli alpini e la produzione fu subito di parecchie decine di migliaia di paia.

Ma gli sci normali quando presero piede.
Papa’ oltre agli sci pieghevoli faceva anche quelli considerati “normali” in un pezzo unico
sagomati e tenuti nei morsetti durante le pause perché si svirgolavano. Erano in frassino con
soletta in legno verniciati con vernice alla nitro scivolavano solo in base alla cera della sciolina
che si impiegava. Se si sbagliava la sciolina si formavano zoccoli enormi di neve sulla suola. Il
nostro concorrente era la Persenico di Chiavenna. Come si svilupparono poi?
Papa’ ando’ in Norvegia dalla ditta Osbie ed acquisì il brevetto per fare gli sci compensati in 21
pezzi. Questi avevano finalmente la caratteristica di non svirgolarsi avendo la vena del legno
recisa in 21 pezzi. Nonostante questa innovazione Colo’ preferì per vincere le olimpiadi di
discesa gli sci in massello. (8)
Papa’ poi mise una soletta di Hichory legno durissimo che proveniva dal Missisipi’ con laminature
di lignostone che era legno pressato durissimo e per lanciare questa novita’ ebbe difficolta’
in quanto le innovazioni sono sempre difficili da digerire.
Bruno Dacol con gli sci da salto compensati che ancora fanno parte della mia collezione ebbe
da Mussolini la medaglia d’Oro per essere stato il primo al mondo a infrangere il muro dei
cento metri nel salto dal trampolino a Ponte di Legno.
(continua)